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L’arte del collage si è mostrata un mezzo di auto-rappresentazione per pazienti e genitori di piccoli pazienti molto efficace. Perché in grado di descrivere situazioni complesse, difficili da spiegare con le parole, e sollecitare la riflessione su tematiche fondamentali, sviluppando dunque un senso di empowerment. A questa conclusione sono giunti due ricercatori dell’Università del Sussex (Brighton, UK) che, in collaborazione con l’artista indipendente Maria Bonner, hanno pubblicato uno studio su “Arts&health, an International Journal for Research, Policy and Practice”.

Il collage è una modalità espressiva che prevede la riproposizione e la giustapposizione di frammenti. Obiettivo della ricerca – durata 10 settimane in cui i partecipanti hanno creato rappresentazioni artistiche delle loro esperienze - era quello di esplorare come e cosa, nel vissuto di famiglie che convivono con patologie rare, il collage potesse contribuire a far comprendere meglio.

I risultati non sono mancati. Il collage e le conversazioni che ne sono scaturite hanno prodotto, innanzitutto, un'atmosfera conviviale in cui i partecipanti hanno parlato apertamente delle sfide quotidiane. In particolare, sono state sollecitate riflessioni trasversali su temi quali la maternità e l'assistenza, le difficoltà nell’essere ascoltati e nel trovare un equilibrio tra la vita familiare e la medicalizzazione delle loro stesse vite e delle case. Argomenti delicati, spesso di non facile formulazione, storie difficili da raccontare in modo diretto che, invece, hanno trovato nel collage un mezzo di comunicazione aperto, anche se concettualmente complesso. Il collage ha funzionato, in altre parole, da piattaforma che può facilitare l'ascolto delle persone. Come metodo di indagine qualitativa è stato rivelatore del modo in cui i partecipanti vedono le proprie esperienze, libere da forme rappresentative incentrate sulla linearità e sul linguaggio.

Per approfondire leggi lo studio.