NEWS

CDKL5, UNIAMO pubblica i risultati della prima indagine

placeholder image

UNIAMO Federazione Italiana Malattie Rare in collaborazione con l’Associazione CDKL5 Insieme verso la Cura, ha condotto un’indagine per valutare le prospettive dei familiari/caregiver di persone con CDKL5 con l’obiettivo di sensibilizzare ulteriormente la politica e le Istituzioni affinché adottino azioni concrete per garantire a queste persone la migliore qualità di vita possibile.

L’indagine ha coinvolto 36 familiari di persone con CDKL5 su un totale di circa 150 famiglie in Italia. 

Si tratta della prima indagine condotta in Italia su questa patologia. I risultati sono stati analizzati e  pubblicati dalla Federazione Malattie Rare nella Effemeride n. 5 

 

I DATI

Periodo rilevazione: agosto-settembre 2022

Campione: 36 familiari/caregiver di persone con CDKL5 (su un totale di 150 famiglie in Italia).

  • Sintomatologia: l’86,1% dei rispondenti dichiara che il primo episodio di crisi epilettica si è manifestato entro i 6 mesi di vita. Oltre la metà del campione ha dichiarato che il primo episodio si è presentato tra il primo e il terzo mese di vita. 
  • Ritardo diagnostico: il gene CDKL5 è stato identificato per la prima volta nel 2004. Alcuni dei bambini coinvolti nella survey hanno pertanto ricevuto una diagnosi tardiva, resa possibile grazie al test genetico. Per ricevere la diagnosi, il 47,2% dei rispondenti ha dovuto affrontare viaggi di oltre 200 km con conseguenti ricadute di carattere economico sulla famiglia. 
  • L’impatto nella vita quotidiana e lavorativa: la persona con deficienza di CDKL5 è quasi totalmente dipendente dal caregiver. Il 77,8% ha dichiarato che il bambino non è in grado di essere indipendente nella maggior parte delle attività di vita quotidiana e di comunicare verbalmente. 
  • Terapie: i tre quarti dei rispondenti ha dichiarato che l’utilizzo dei farmaci antiepilettici ha migliorato sensibilmente la qualità di vita del bambino. Il 55,6% del campione assume integratori, mentre la cannabis terapeutica viene assunta nel 36,1% dei casi. Per i familiari e caregiver la terapia farmacologica deve agire principalmente sulle crisi epilettiche e sul miglioramento della funzionalità motoria. 
  • Cure multidisciplinari: tutti i rispondenti hanno dichiarato che il proprio bambino riceve cure multidisciplinari (in aggiunta a quelle farmacologiche) come ad esempio: terapia fisica, terapia logopedistica e musicoterapia. Nel percepito del familiare, il miglioramento della qualità di vita attraverso l’utilizzo delle cure multidisciplinari è superiore rispetto a quanto dichiarato per i farmaci antiepilettici. 

LA PATOLOGIA

Il disturbo da carenza di CDKL5 (anche detto “CDD”) è una rara encefalopatia epilettica causata da mutazioni nel gene CDKL5 che può manifestarsi già subito dopo la nascita con un’ampia gamma di sintomi clinici e gravità. I tratti distintivi sono l’epilessia precoce, intrattabile e il ritardo dello sviluppo neurologico che influiscono sulla funzione cognitiva, motoria, vocale e visiva. Sebbene raro, si ritiene che l’evento riguardi un individuo ogni 40.000 nati vivi, rendendo tale sindrome una delle forme più “comuni” di epilessia genetica.

Il gene CDKL5 fornisce istruzioni per la produzione di proteine che sono essenziali per il normale sviluppo del cervello e dei neuroni. La proteina CDKL5 agisce come una chinasi, che è un enzima che modifica l’attività di altre proteine aggiungendo atomi di ossigeno e fosfato in posizioni specifiche. I ricercatori non hanno ancora determinato quali proteine sono prese di mira dalla proteina CDKL5. Il gene CDKL5 è stato identificato per la prima volta nel 2004; infatti prima di quella data la diagnosi rientrava nella sindrome di Rett. L’acronimo CDKL5 sta per “ciclina-dipendente chinasi-like 5”, e la sua posizione è sul cromosoma X. Per tale motivo sebbene colpisca anche il genere maschile, proprio la posizione del gene sul cromosoma X, lo fa identificare come disturbo prevalentemente femminile.

Le crisi epilettiche, i disturbi cognitivi e motori associati sono fortemente invalidanti. La CDKL5 non è considerata ereditaria, anche se è consigliato fare analisi specifiche in caso di gravidanze successive alla nascita di un figlio con la sindrome CDKL5, vista l’alta incidenza sui figli nati dopo il primo malato. I sintomi si manifestano nei primi mesi di vita, principalmente sotto forma di crisi epilettiche di tipologia, durata e frequenza molto variabili tra loro, anche per quanto riguarda lo stesso paziente. L’elettroencefalogramma inizialmente appare normale, ma in seguito può evidenziare anomalie in zona frontale e occipitale, con mancanza di attività di fondo normale o rallentata. Altri sintomi frequenti della malattia sono l’assenza di interesse verso oggetti, suoni e persone. Inoltre, il bambino manca del cosiddetto “sorriso sociale”, cioè quel sorriso selettivo che viene riservato ai volti noti, per esempio ai genitori.

Si tratta dunque di sintomatologie comuni all’autismo. Vi sono poi altri sintomi, a volte opposti (irritabilità o apatia, pianto inconsolabile o assente, magrezza o obesità) e non necessariamente tutti presenti come pure altre caratteristiche tipiche della CDKL5 sono l’assenza di linguaggio, movimenti ripetuti delle mani, riduzione del tono degli arti superiori e del tronco, difficoltà ad apprendere abilità semplici (stare seduti, camminare, afferrare oggetti, ecc). Infine, si possono riscontrare una serie di altre caratteristiche quali deficit visivo, scoliosi, bruxismo, osteoporosi, problemi respiratori e gastrointestinali.

Le stime di occorrenza del CDD sono attualmente di 1 bambino/a ogni 40.000 nuovi nati vivi e in Italia si stima che siano interessati da tale sindrome oltre 150 bambini e relative famiglie.

 

Malattie correlate

  • Data di pubblicazione 2 dicembre 2022
  • Ultimo aggiornamento 2 dicembre 2022