NEWS

Proteggere i bambini fragili a scuola, un investimento collettivo nella salute pubblica

placeholder image

A cura di Fortunato Paolo D’Ancona, Dirigente di ricerca Dipartimento di Malattie Infettive, Reparto di Epidemiologia, Biostatistica e Modelli Matematici (Epi), Istituto Superiore di Sanità


Finita l’estate, è tempo di scuola. Dal punto di vista dell’istruzione è luogo di apprendimento, ma dal punto di vista sociale è un vero e proprio ecosistema sociale dove si stringono amicizie, si passa moltissimo tempo insieme ad altri coetanei e, inevitabilmente, si è molto più esposti ad agenti infettivi.

Per la maggior parte dei bambini, affrontare un raffreddore o una diarrea è un'esperienza comune, talvolta presa come una occasione per stare a casa. Ma per i bambini con patologie croniche o rare, la stessa esposizione può rappresentare un rischio ben più serio, capace di indurre forme gravi o alterare quell’equilibrio.

La vulnerabilità di questi bambini non è sempre evidente, spesso per meccanismi fisiologici alterati che li rendono meno capaci di difendersi dalle aggressioni microbiche. Il panorama delle malattie rare aggiunge un ulteriore strato di complessità poiché talvolta associate con immunodeficienze dovute alla patologia stessa o al trattamento.

Proteggerli non è un'opzione, ma anche un dovere morale e sociale che chiama in causa l'intera comunità scolastica. L'obiettivo non è creare una impossibile bolla asettica, ma contribuire a costruire una rete di cooperazione che garantisca a ogni bambino, senza distinzione, il diritto di crescere e imparare in sicurezza. Le misure di prevenzione devono sicuramente essere adottate dai genitori del bambino fragile, ma anche dai genitori e dai compagni e amici più stretti.

Per fare questo è indispensabile che i genitori dei bambini fragili instaurino un dialogo aperto e continuo con gli insegnanti, il personale scolastico e i genitori degli altri alunni per condividere insieme al pediatra le specificità della patologia del proprio figlio, fare comprendere le sue esigenze in termine di salute e le misure più adatte che potrebbero essere intraprese collettivamente.

Le buone pratiche igieniche sono il primo, insostituibile baluardo: il lavaggio accurato delle mani, l'uso di fazzoletti monouso, l'aerazione costante delle aule, sono misure di base. I genitori dovrebbero evitare di mandare a scuola i bambini malati con sindromi respiratorie o anche con un semplice raffreddore, diarrea o esantemi e seguire per il rientro, i consigli dei pediatri segnalandogli la presenza di un bambino fragile nella comunità scolastica.

I bambini della scuola dovrebbero essere in regola con tutte le vaccinazioni obbligatorie e raccomandate e, laddove opportuno dopo consultato con il pediatra, essere vaccinati anche contro l’influenza. Infatti, quando una quota sufficientemente alta della popolazione è immunizzata attraverso la vaccinazione, il virus o il batterio non trova più abbastanza "ospiti" per circolare e diffondersi riducendo le possibilità di contagio, utile perché la vaccinazione non è mai efficace al 100% ed ancora meno efficace nei soggetti con immunodepressione.

La protezione dei bambini fragili in ambito scolastico non è un compito esclusivo dei genitori di questi bambini o delle istituzioni sanitarie, ma un investimento collettivo nella salute pubblica. La scuola è la comunità dove meglio si può esprimere che il benessere di ciascuno è inestricabilmente legato al benessere di tutti.

  • Data di pubblicazione 11 settembre 2025
  • Ultimo aggiornamento 11 settembre 2025