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MILS, una speranza terapeutica dalla riprogrammazione di un farmaco già in commercio

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Si chiama “drug repositioning” la strategia che prevede di utilizzare farmaci già approvati, conosciuti e usati per determinate patologie, per il trattamento di altre. Ed è la strategia alla base del progetto europeo “CureMILS - A reprogramming-based strategy for drug repositioning in patients with mitochondrial DNA-associated Leigh syndrome”, finanziato con 2,4 milioni di euro attraverso lo European Joint Programme on Rare Diseases. 

“Il CureMILS è un consorzio – spiega Alessandro Prigione, coordinatore del progetto e docente dell'università Heinrich Heine di Düsseldorf – che si propone di scoprire farmaci che possano essere efficaci contro i difetti neurologici dei pazienti con MILS (mitochondrially inherited Leigh syndrome), una particolare forma della sindrome di Leigh. Per raggiungere questo obiettivo, il consorzio utilizzerà la tecnologia di riprogrammazione cellulare che permette di generare cellule neuronali a partire da cellule della cute ottenute da pazienti. Queste cellule neuronali possono quindi essere utilizzate come modello cellulare per scoprire potenziali terapie. Studi precedenti dei membri del consorzio hanno dimostrato che cellule neuronali riprogrammate ottenute da pazienti MILS esibiscono dei difetti che possono essere usati come bersagli terapeutici”. 

Al centro dell’indagine lo studio della MILS, malattia rara e grave, dovuta a mutazioni sul DNA mitocondriale, che colpisce un nuovo nato ogni 100mila e che raccoglie un sottogruppo di casi della sindrome di Leigh, anche questa tra le più gravi malattie genetiche mitocondriali pediatriche, che colpisce un neonate ogni 36mila e che provoca regressione psicomotoria, con un picco di  mortalità prima dei tre anni di vita. “La MILS è una malattia rara, tuttora incurabile. Il DNA mitocondriale non é facile da modificare con i metodi disponibili in questo momento. Anche la metodica di CRISPR/Cas9, che, con una sorta di forbice molecolare, permette di effettuare precise modificazioni nel DNA nucleare, non funziona per il DNA mitocondriale. Per questo motivo, al momento non ci sono efficaci modelli animali o cellulari di MILS capaci di ricapitolare i difetti neuronali dei pazienti. Senza modelli animali o cellulari non si possono identificare terapie”.

 I ricercatori vaglieranno, dunque, oltre 5.500 farmaci già approvati dalla FDA, l'Agenzia del farmaco statunitense, che potrebbero essere utilizzati per il  trattamento della MILS.

“Il consorzio CureMILS – conclude l’esperto - prevede di screenare una grossa libreria di farmaci che sono giá stati trovati sicuri per l´utilizzo clinico. Questa strategia, definita come “drug repositioning”, prevede di riutilizzare o riposizionare farmaci sicuri in un diverso contesto clinico. In questo modo si ottiene una scorciatoia tra gli esperimenti in modelli cellulari e la terapia clinica, dal momento che non sono necessari vari studi di sicurezza clinica che devono invece essere effettuati quando si utilizzano nuovi farmaci. Studi precedenti dei membri del consorzio hanno giá identificato un farmaco efficace nelle cellule neuronali riprogrammate che potrebbe essere suggerito da riposizionare per pazienti MILS. Gli studi clinici in corso sono promettenti. Il consorzio é quindi ottimista che la strategia proposta basata su cellule riprogrammate e su screening con farmaci da riposizionare ha la potenzialitá di portare a risultati concreti di cui potrebbero beneficiare i pazienti MILS”.

Alla ricerca partecipano l’Università di Verona per l’Italia e altri otto partner accademici di sei Paesi europei tra cui atenei in Germania, Austria, Paesi Bassi, Finlandia, Polonia, Lussemburgo e l'Organizzazione Internazionale di Pazienti Mitocondriali, la International Mito Patients (IMP), oltre a collaboratori, quali Oroboros Instruments GmbH, e la Rete tedesca per i disturbi mitocondriali (mitoNet). 

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  • Data di pubblicazione 1 marzo 2021
  • Ultimo aggiornamento 1 marzo 2021