A cura di Elida Sergi, Ufficio Stampa ISS
Zia Caterina ha una malattia rara che la affatica molto e indebolisce il sistema immunitario, impedendole di tenere i ritmi di prima. Ma il suo taxi solidale della felicità, Milano 25, a Firenze è ancora lì dopo 24 anni, pronto a volare senza paura verso nuove avventure. Con lei al timone quando possibile il pomeriggio e con un volontario che fa il “turno” del mattino, offendo ai bambini con una grave malattia, che lo utilizzano la certezza di trovarsi in un ambiente colorato, allegro e soprattutto che sa di casa.
Non rinuncia ai progetti Caterina Bellandi, per tutti semplicemente zia Caterina, che dal 2001, anno in cui il suo compagno Stefano è venuto a mancare per un tumore, ha trasformato un lavoro in una vera e propria missione solidale, offrendo corse gratuite e il più possibile momenti lieti in taxi ai bimbi che devono recarsi all’ospedale pediatrico Meyer. Ciò che ha fatto negli anni le è valso pure il titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, ricevuto nel 2023 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Questa donna che sembra non fermarsi mai è sempre alla ricerca di nuovi progetti per i ‘suoi bambini’ e ha realizzato da poco anche le uscite in barca a vela, per offrire momenti di evasione nei percorsi di follow up oncologico sotto lo stretto controllo dei medici.
“Le malattie rare - spiega zia Caterina, tornando a parlare della sua condizione - spesso fanno paura a partire dal nome. Io quello della mia malattia (la sindrome da anticorpi antisintetasi, una patologia autoimmune e sistemica in cui il polmone molto spesso è il principale organo coinvolto n.d.r.) non ho voluto impararlo, per ricordarlo quando parlo con i medici porto con me un fogliettino. Mi hanno detto che è non curabile e che non posso effettuare il trapianto di polmone in quanto è una malattia sistemica, che colpisce cioè più organi e apparati. Allora mi sono detta che almeno ciò che nessuno può levarci, come malati rari, è l’aggregazione. Siamo unici ma facendo rete siamo più forti”.
Vorrebbe far parte di un progetto sulle malattie rare zia Caterina e lo dice forte anche della sua esperienza con i bambini e le loro mamme, che ha accompagnato nel tempo. È il senso di spaesamento che ha visto nei loro occhi, dato dalla malattia e dall’arrivo in una città che non conoscevano, che vorrebbe contrastare anche nel suo caso. È uno spaesamento che non riguarda i luoghi, ma il senso di mancanza di condivisione vera che per una come lei è davvero difficile da accettare.