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Donare il sangue per chi ha una malattia rara, un gesto altruistico non scontato

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Talassemia, emofilia, immunodeficienze primitive. Sono migliaia i pazienti affetti da malattie rare che hanno bisogno di una sacca di sangue o di una terapia a base di medicinali plasmaderivati. Sono migliaia le persone che poggiano ogni giorno le basi della loro vita sulla generosità dei donatori di sangue.

È spesso facile associare la donazione di sangue a un evento traumatico. Succede quando leggiamo catene di messaggi che invitano ad andare a donare per aiutare una persona coinvolta in un incidente, succede quando la gente si mette in fila per donare il sangue quando una zona viene colpita da un terremoto o un’inondazione. Eppure, una quantità consistente del sangue donato in Italia serve proprio a chi è affetto da una malattia rara. Un’emergenza silenziosa e quotidiana, che non trova spazio sulle prime pagine dei giornali, proprio perché è regola e non eccezione. Bastano invece pochi numeri per rendersi conto del fenomeno. Secondo i dati più aggiornati del Registro Nazionale Talassemie le persone affette da questa patologia in Italia sono circa 6.000 e ognuna di queste persone potrebbe avere bisogno anche di 25-30 sacche di sangue all’anno.

Eppure, la generosità dei donatori, che ogni anno non è mai venuta meno, non va data per scontata. Non perché sia in dubbio il loro impegno, ma perché la popolazione di donatori invecchia e i dati sottolineano un mancato ricambio generazionale. Nel 2023 i donatori tra 18 e 45 anni hanno rappresentato infatti il 50,7% del totale, solo 5 anni prima, nel 2018, la percentuale era del 55%. Qualche segnale positivo non manca, il 2023 è stato il primo anno da quando vengono effettuate le rilevazioni da parte del Centro Nazionale Sangue, che ha visto un aumento dei donatori delle fasce più giovani. La tendenza ultradecennale però è in calo vertiginoso e se i segnali positivi non troveranno conferma anche nei prossimi anni potremmo trovarci di fronte a una vera emergenza.

Un altro tema che non va sottovalutato è quello del plasma. Per produrre i medicinali che servono a garantire la terapia a un paziente emofilico possono servire anche 1.200 donazioni di plasma in un anno. La generosità dei donatori è la stessa, però il plasma donato nel nostro Paese non basta a coprire le necessità dei pazienti italiani. Questo vuol dire che il Servizio Sanitario Nazionale deve comprare medicinali plasmaderivati sul mercato estero e questo è un rischio, soprattutto perché, come ci ha dimostrato il Covid, i farmaci in questione potrebbero non essere sempre reperibili.

Il lavoro da fare è molto e tutto il sistema sangue ha ben chiari i suoi obiettivi. Le incognite restano tante ma per fortuna c’è anche una certezza, anzi 1,67 milioni di certezze, la dedizione e l’altruismo di quelle persone che ogni giorno vanno a donare.

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  • Data di pubblicazione 30 dicembre 2024
  • Ultimo aggiornamento 30 dicembre 2024