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La disabilità come opportunità di rivincita

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a cura di Luana Penna

Lo sport come elemento di riscatto, per superare le difficoltà create da una malattia che gradualmente toglie la vista.

È la storia di Davide Foglio, atleta paralimpico affetto da retinite pigmentosa che nella corsa ha trovato la forza di andare avanti nonostante la patologia.

“Ho iniziato a correre per caso era l’anno 2000, avevo trent’anni - racconta Davide -. La sera facevo fatica a vedere avevo la fotofobia, dentro di me davo la colpa all’età, allo stress da lavoro. Nell’anno 2004 nel mese di luglio mio padre si sottopone ad una visita oculistica per un problema di cataratta, colgo l’occasione mi sottopongo anche io a visita e dopo una serie di accertamenti nel settembre dello stesso anno ricevo una diagnosi di retinite pigmentosa. Inizio il mio percorso da persona ipovedente con il gruppo del San Paolo di Milano – Centro retinite pigmentosa dove faccio controlli annuali. Ricordo che dall’ anno 2012 al 2015 ho avuto un lento regredire dal 2015 al 2016 si è spenta la luce. I medici mi hanno spiegato che questa malattia è di tipo ereditario, nessuno della mia famiglia ne è affetto, mia madre è risultata portatrice come anche mio figlio. Ad oggi posso dire che finché non vivi questa dimensione e cominci a camminare con il bastone bianco non si comprende”.

Fondamentale per Davide anche il rapporto con la sua guida sportiva, Roberto Defilippi.

“Era il periodo del lockdown ed iniziamo a fare lezioni online di attività motoria“. “Nasco come il corridore classico della domenica - ci dice Roberto -, sono amico di Elio un amico che abbiamo in comune con Davide, la compagna di Elio è l’insegnante di yoga con cui ho praticato per diverso tempo. Una domenica mattina vado al parco e questa coppia di amici dandomi il “cordoncino” mi presentano Davide e mi dicono “portalo a correre”. Abbiamo iniziato a correre nella Pista di San Polino vicino Brescia. Sono tre anni che ci alleniamo insieme, facciamo quattro allenamenti a settimana. Lunedi e venerdì in pista, mercoledì in strada, domenica mattina in Badia con la scusa della colazione alle 10 con tutti gli altri componenti del nostro team”.

Essenziale per Davide è stato anche l’incontro con altre persone con gli stessi problemi.

“Questa avventura inizia con il mio amico Elio, lui è certificato FISPES come guida sportiva. Entro a far parte del Blind Runner Project, guide che portano altre guide a correre. Entro a far parte della Società Brixia, poi denominata ICARO ed attualmente ampliata e con nuova denominazione Rosa Running Team. Sono presenti all’interno diverse disabilità, ci sono circa cinquanta persone di cui ventitré persone disabili e ventisette guide”. 

A portare Roberto verso questa esperienza è stata anche l’esperienza della moglie.

“Mia moglie è direttrice di un ente che si occupa di persone malate di SLA - spiega la guida sportiva -. Questo tipo di pazienti ti portano a volte a vivere sensi di colpa per la fortuna che spesso abbiamo e di cui non ci rendiamo conto. Con Davide e gli altri runner io non provo questa sensazione, Davide è il mio migliore amico, è avvenuto tutto in modo molto naturale. Mi piace correre è un ‘atleta di livello per un normodotato che deve seguirlo. Lo scorso novembre abbiamo corso insieme la Maratona di New York. Davide è molto competitivo e molto veloce in pista io sono più dalle lunghe distanze. Quando siamo andati a fare la Maratona di New York non ho dormito la notte prima mi sentivo una grande responsabilità, pensando se mi fossi sentito male. Per regola il blind deve varcare la soglia del traguardo prima della guida, il livello attentivo deve essere molto alto. Correre molto insieme crea simbiosi, devi dare indicazioni ed essere lucido sempre, soprattutto nella corsa lunga”.

Guida e runner sono uniti dal cordino, ricorda Roberto.

“È l’emblema di un legame che va oltre lo sport, che cresce sempre di più. Come lo guido? è un gioco di spalla per dare indicazioni, per far capire il percorso giusto. Davide poi intercetta con l’orecchio l’arrivo dell’avversario se siamo su pista”.

Per Davide lo sport è anche un’occasione di sensibilizzazione.

“Non mi piacciono molto i percorsi lunghi; per preparare la maratona ci siamo allenati anche con 40 gradi - spiega -. Dal 1° gennaio 2024 faccio parte di una squadra paralimpica, sono campione italiano dei 400mt ed 800mt. Nella vita tutto è possibile, vado molto nelle scuole per far comprendere alle nuove generazioni che lo sport comunica a tutti che non ci sono limiti".  


Per info rosarunningteam@gmail.com   

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  • Data di pubblicazione 27 marzo 2024
  • Ultimo aggiornamento 27 marzo 2024