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COVID-19, approvato l’impiego degli anticorpi monoclonali per la profilassi delle persone fragili

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L’utilizzo dei vaccini come mezzo di contrasto alla pandemia si è dimostrato altamente efficace sia in termini di riduzione dell’ospedalizzazione che di riduzione del tasso di mortalità. Nonostante questo sono ancora molte le persone, come i soggetti immunocompromessi, per cui la vaccinazione risulta controindicata. 

Lo studio di fase III PROVENT, pubblicato sul New England Journal of Medicine dimostra l’efficacia della combinazione degli anticorpi Tixagevimab e Cilgavimab per la protezione da COVID-19 nella popolazione ad alto rischio.

I risultati completi dello studio di profilassi pre-esposizione di fase III PROVENT hanno dimostrato che la combinazione degli anticorpi in questione è in grado di ridurre il rischio di sviluppare il COVID-19 sintomatico del 77% nell'analisi primaria e dell'83% nell'analisi di follow-up a sei mesi, rispetto al placebo.

In Italia, l’impiego dell’associazione degli anticorpi monoclonali TIxagevimab + Cilgavimab (AZD7442) per la profilassi pre-esposizione all’infezione COVID-19 nei pazienti adulti e adolescenti (≥ 12 anni) immunocompromessi è stato recentemente approvato con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (Determina n. DG/87/2022). 

Con il termine profilassi, in ambito medico, si intende la somministrazione di una terapia e/o la messa in atto di un protocollo specifico a scopo preventivo nei confronti di una determinata patologia infettiva per evitare di contrarla in forma grave e per limitarne la diffusione. 

Le categorie di pazienti immunocompromessi per i quali è indicata l’associazione degli anticorpi monoclonali Tixagevimab + Cilgavimab sono coloro che:

  • hanno assunto nell’ultimo anno terapie che comportano la riduzione dei linfociti B (in cura per Linfoma Non Hodgkin, Leucemia linfatica cronica, Artrite reumatoide, diverse forme di vasculiti, Lupus eritematoso sistemico, Pemfigo volgare o Sclerosi multipla recidivante/recidivante remittente);
  • sono in trattamento con inibitori della tirosin-chinasi di Bruton (in cura per Leucemia linfatica cronica  o Macroglobulinemia di Waldenstrom);
  • sono in trattamento CarT (una terapia a base di linfociti T ingegnerizzati per pazienti con Linfomi non Hodgkin o con leucemie linfoblastiche che hanno avuto delle ricadute con le terapie convenzionali);
  • soffrono di malattia onco-ematologica in fase attiva;
  • soffrono di immunodeficienze combinate gravi;
  • hanno un’infezione da HIV (non in trattamento e conta dei linfociti T CD4 <50 cellule/mm3);
  • hanno ricevuto un trapianto, in particolare: trapianto di cellule ematopoietiche con malattia da rigetto o assunzione di farmaci immunosoppressori; trapianto di polmone; trapianto di organo solido (diverso dal trapianto di polmone) entro un anno dal trapianto; trapianto di organi solidi con recente trattamento per rigetto acuto con agenti che riducono le cellule T o B;
  • presentano una compromissione del sistema immunitario tale da determinare mancata produzione di anticorpi contro il coronavirus.

Queste persone, per richiedere informazioni, possono rivolgersi al proprio medico specialista di riferimento o al proprio medico di base. 


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  • Data di pubblicazione 1 giugno 2022
  • Ultimo aggiornamento 1 giugno 2022