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Scuola e Covid, insegnanti a casa per gli alunni fragili

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Tutelare contemporaneamente il diritto alla salute e il diritto allo studio degli alunni fragili, ossia di tutti quegli alunni con disabilità, patologie gravi o immunodepressi particolarmente esposti ad un elevato rischio di contagio con le lezioni in presenza, attraverso l’attivazione della didattica integrata o dell’istruzione domiciliare. Questo l’intento dell’ordinanza firmata lo scorso ottobre dalla Ministra Azzolina, nella quale viene anche specificato che le scuole con alunni fragili potranno fare ricorso a questa modalità utilizzando i docenti già assegnati alla classe di appartenenza e garantendo, in ogni caso, la didattica in presenza per gli studenti con disabilità che non rientrano nella categoria degli alunni fragili. L’ordinanza prevede inoltre che “nei casi di disabilità grave associata a fragilità certificata, in cui sia necessario garantire la presenza dell’alunno in classe a causa di particolari situazioni emotive”, gli istituti scolastici potranno mettere in atto modalità organizzative atte a consentire, anche periodicamente, la possibilità di frequentare delle lezioni.

L’educazione scolastica e il diritto allo studio – sottolineato dall’imminente Giornata Internazionale dello Studente, il prossimo 17 novembre – appaiono più che mai labili e precari nel contesto mondiale delineato dall’attuale pandemia.  A ricordarlo è l’ultimo Rapporto di Save the Children “Proteggiamo i bambini. Whatever it takes”, sull’impatto della pandemia su bambini e adolescenti. 

A causa del Covid, 150 milioni di bambini in più, in tutto il pianeta, rischiano di cadere in povertà entro la fine dell’anno, e anche in Italia, la povertà economica, seppure con altri effetti, non risparmia i piccoli: come emerge dal rapporto dell’Organizzazione, alla luce dell’impatto socio-economico del Coronavirus, la povertà assoluta minorile rischia di aumentare andando ad ingrossare le fila dei 1.137.000 bambini (l’11,4% del totale) che già oggi sono privati dell’indispensabile per una vita dignitosa, di pari passo con la crescente povertà educativa, che ha visto nel lockdown un peggioramento sostanziale: l’ISTAT ha certificato che durante il confinamento 1 studente su 8 non possedeva un laptop per la didattica a distanza e più di 2 minori su 5 vivono in case prive di spazi adeguati per studiare. Inoltre da una rilevazione svolta da IPSOS è emerso che 1 genitore su 10 ritiene di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici per il nuovo anno e 2 genitori su 10 di bambini 4-14enni non possono più permettersi di pagare la retta della mensa scolastica. Fattori che rischiano di aggravare il tasso di dispersione scolastica, che in Italia, negli ultimi cinque anni – si legge sempre nel rapporto di Save the Children - è oscillato tra il 14% e il 15%, ben al di sopra del target Ue.

Nel mondo non va meglio: 1 giovane su 3 non ha accesso al digitale e alle nuove tecnologie, e a causa del Covid, 9,7 milioni di bambini e adolescenti rischiano di non tornare mai più a scuola, in particolare bambine e ragazze, costrette, in seguito alla pandemia, a passare molto più tempo in casa ad occuparsi delle faccende domestiche (contro il 43% dei maschi) e per 1 su 5 il lavoro casalingo rappresenta un ostacolo insormontabile per poter continuare ad andare a scuola.


  • Data di pubblicazione 3 novembre 2020
  • Ultimo aggiornamento 3 novembre 2020