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Capita spesso che pazienti e familiari trascorrano ore e ore al Pronto Soccorso (PS), in attesa del proprio turno, dopo il triage, o anche solo, per i parenti, in attesa di sapere che fine ha fatto il proprio caro, se verrà ricoverato o meno, come sono andati gli esami a cui è stato sottoposto e così via. Attese snervanti che generano ansia, paura, a volte tensione e aggressività verso il personale medico e infermieristico che, troppo indaffarato, non riesce a rispondere, tantomeno a dedicare loro un po' di tempo. Per ovviare a tutto questo, l’ospedale Niguarda di Milano ha introdotto nel maggio scorso – e da luglio lo hanno fatto anche gli ospedali San Carlo e San Paolo, sempre a Milano - la figura professionale del “caring nurse”, un infermiere specialistico dedicato esclusivamente all’accoglienza e alla comunicazione con i pazienti e i loro familiari nei PS. 

Un compito prima affidato al personale amministrativo o a volontari delle associazioni del Terzo Settore presenti in Pronto Soccorso, che spesso però dovevano chiedere essi tessi a medici e infermieri informazioni da riferire poi ai pazienti e ai loro parenti. Il “caring nurse”, invece, è un infermiere con esperienza nei PS, di cui conosce bene le dinamiche. E che, quindi, può far comprendere meglio ciò che accade, contribuendo a ridurre le preoccupazioni e ad affrontare l’attesa con meno ansia e nervosismo. Aiutando, così, anche i colleghi, non più interrotti nel loro lavoro dalle domande, legittime, delle persone.

I risultati non sono mancati: lo stesso Niguarda ha comunicato che per il 94% dei pazienti e dei loro familiari si è ridotto il livello di ansia e preoccupazione durante l’attesa. Il 97% degli utenti si è sentito correttamente informato. Le aggressioni verso il personale sanitario sono scese del 36%: a luglio 2023 sono state 9, contro le 14 di luglio 2022.