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Lupus eritematoso sistemico: i linfociti al centro di due studi su Science

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Il metabolismo del ferro a carico del sistema immunitario potrebbe essere associato all’insorgere del Lupus eritematoso sistemico (Les). E’ questa la conclusione a cui è giunto uno studio pubblicato di recente sulla rivista Science che ha analizzato il ruolo delle cosiddette “cellule T”, un particolare tipo di anticorpi dal comportamento patologico.

Un'altra ricerca, pubblicata sempre su Science, ha indagato invece il comportamento di altri linfociti nella medesima patologia in ambito nefrologico, evidenziando la capacità delle “cellule B” di sopravvivere nei reni nonostante il forte accumulo di sodio all’interno di questi organi.

Secondo la prima indagine, le cosiddette “cellule T” svolgerebbero un ruolo importante nello scatenarsi del Les, mostrando un atteggiamento anomalo già a livello metabolico, in particolare nel metabolismo del ferro. Infatti, attraverso i risultati dell’inibizione del recettore della transferrina (CD71) nella membrana cellulare di questi linfociti, si è potuto concludere che il livello di assorbimento del ferro nell'organismo potrebbe essere associato all’insorgere della malattia, e che una sua riduzione potrebbe migliorare la condizione dei pazienti malati, come mostrano gli esperimenti sulle cavie, che riscontrano un miglioramento nelle funzionalità renali.

Anche il secondo articolo ha analizzato il rapporto tra l’ambito nefrologico e i linfociti, puntando in particolare sul comportamento anomalo delle cosiddette “cellule B”, le quali riescono a sopravvivere all’interno dei reni nonostante l’alta concentrazione di sodio, che, normalmente, è un fattore di rischio per la diminuzione delle popolazioni di linfociti. Un comportamento questo che riguarda una serie di malattie autoimmuni, Les compreso. Science riporta che il 10% delle morti per Lupus derivano dalle nefriti causate dal deposito di anticorpi in questi organi. Il meccanismo alla base della sopravvivenza di questi anticorpi non è ancora noto, ma lo studio mostra come queste cellule riuscirebbero a sopravvivere grazie all’azione della cosiddetta pompa sodio-potassio presente nella loro membrana, perpetuando il loro comportamento patologico a carico dei reni. Un’inibizione di questo enzima potrebbe, perciò, permettere un migliore funzionamento dell’apparato urinario, riducendo oltretutto il livello di proteinuria.

Cos’è il Lupus

Il Lupus eritematoso sistemico è una malattia autoimmune, infiammatoria e sistemica di tipo cronico. Si presenta come una dermatosi della pelle nella zona del volto e in particolare del naso. Può tuttavia colpire un elevato numero di organi, anche interni, come reni, polmoni, cuore, cellule del sangue e persino neuroni, il che la rende di difficile e lenta identificazione. Il nome della malattia potrebbe derivare dal tipico sfogo all’altezza del naso, che ricorda la maschera paraorbitaria del lupo comune.

Chi colpisce

La malattia colpisce soprattutto la popolazione femminile, con un picco di incidenza nelle donne adulte fertili, in un rapporto di 9 a 1 con gli uomini. Anche nelle donne in menopausa il rapporto è a sfavore delle donne. Questa evidenza ha spinto a stabilire una corrispondenza tra la presenza di ormoni femminili e l’incidenza della malattia, considerata un fattore scatenante insieme alla predisposizione genetica. Anche a livello pediatrico, il Les colpisce maggiormente le giovani adolescenti, mentre l’incidenza nei bambini è di circa 1 su 100.000 casi, un dato peggiorato dalla difficoltà della diagnosi e dal suo conseguente ritardo. Oltre alle differenze di genere, esistono studi che rilevano una maggiore incidenza del Lupus nelle popolazioni appartenenti alle minoranze etniche.

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  • Data di pubblicazione 2 maggio 2023
  • Ultimo aggiornamento 2 maggio 2023