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Una vita al massimo, anche con la sclerosi multipla. Parola di Merilù

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di Daniela De Vecchis

 E’ stato amore a prima vista quello di Maria Luisa Garatti per la corsa. Amore vero, tenace, di quelli in cui ci si dà senza calcoli e senza sconti. Lei ci mette cuore, testa e gambe, e anche di più perché, a causa della sclerosi multipla (SM), è come se corresse con uno zaino di 100 chili sulle spalle. La corsa, dal canto suo, ha già fatto la sua parte: “mi ha salvato la vita, mi ha svelato opportunità inimmaginabili, mi ha insegnato moltissimo e mi ha fatto vincere la gara più bella: quella con me stessa e con i limiti che mi imponevo”. Una dichiarazione d’amore in piena regola quella di Maria Luisa, Merilù per gli amici, 53 anni, avvocato civilista di Brescia, runner e molto altro.

 “La conferma della diagnosi di sclerosi multipla è arrivata incredibilmente il giorno del mio 37esimo compleanno, il 17 maggio 2006, da una risonanza magnetica che aveva evidenziato ‘lesioni demielinizzanti’ e a cui mi ero sottoposta perché da un po' di tempo mi cadevano le cose dalle mani, mi si appannava la vista e mi alzavo la mattina con una spossatezza indescrivibile, cadevo per terra mentre camminavo o attraversavo la strada, mi ritrovavo letteralmente con la faccia sull’asfalto senza un perché - racconta, riavvolgendo il nastro della sua vita –. Ed è stato come una sentenza definitiva. Mi sono immaginata su una sedia a rotelle, senza futuro. Sono piombata nello sconforto e nell’apatia più totali, in preda a fissazioni e attacchi di panico. Ho avuto due ricadute importanti e ho vissuto per anni con terrore i sintomi invisibili della malattia (la stanchezza cronica, le parestesie, la poca sensibilità, il calo della vista, la mancanza di equilibrio) come pure le cure che facevo per contrastarli. E’ stata dura”.

 E’ come se Maria Luisa avesse vissuto finora tre vite: quella prima della diagnosi (frenetica, senza troppi pensieri, divisa tra il lavoro, le amicizie e il tifo per il Milan), quella dopo la diagnosi che l’ha tenuta prigioniera della malattia per circa otto anni e quella che inizia nel 2014, quando un’amica le presenta il suo personal trainer, Leonardo, non digiuno di conoscenze sulla malattia, proponendole di cominciare una qualche attività fisica. “D’istinto ho rifiutato. Neanche prima ero una sportiva e per di più il neurologo mi aveva vietato lo sport per timore di scatenare infiammazioni latenti e dunque un riacutizzarsi della SM (la conoscenza sulla patologia è andata avanti e oggi lo sport, con ritmi ed esercizi differenziati, è consigliato ai pazienti). Poi, un giorno ho accettato di fare una prova: le prime passeggiate insieme a Leonardo si sono pian piano trasformate in incontri settimanali di allenamento fino alle prime corse. Tra mille dubbi e paure – di bloccarmi, di cadere - ho cominciato a prendere consapevolezza del mio corpo, di quando potevo farcela e di quando dovevo fermarmi. Fino ad accorgermi che la fatica della corsa vinceva quella della malattia. Ed era una fatica più bella”.

Poi, un giorno scatta la scintilla, quando Leonardo le dice “quando corri sei felice e ti posso assicurare che sei nata per correre”. Da quel momento, Maria Luisa non si è più fermata. La sua prima gara è a Brescia, una 5 Km. Poi le altre, sempre più impegnative: 10 e 21 Km. E le maratone - 12 in totale tra cui due, nel 2016 e nel 2019, a New York, la maratona delle maratone, e l’ultima a Valencia nel dicembre 2021 - percorse tutte dallo sparo d’inizio all’arrivo. “La medaglia è importante – va avanti Merilù – sta lì a testimoniare che ce l’ho fatta ma soprattutto a mostrarmi le sue due facce: una in cui mi rivedo come ero prima, battuta dalla SM, l’altra a ricordarmi che ho vinto io e che, anzi, proprio la SM mi ha dato l’opportunità di andare oltre i miei limiti - oltre il dolore, lo spasmo, le cadute - di buttare il cuore, come dico io, oltre l’ostacolo, ma anche di accettare, alle prime avvisaglie del mio corpo, quegli stessi limiti con umiltà e serenità”.

Maria Luisa non corre solo per sé, il suo è un servizio per la causa e per gli altri. “La proposta della prima maratona di New York mi è arrivata dal Dott. Gabriele Rosa, Mr. maratona, allenatore di tanti campioni, che mi ha chiesto di formare una squadra, con persone con la mia stessa patologia. Ci siamo allenati e siamo partiti in sette. Con loro e con altri dell’associazione che ho fondato, “Se vuoi puoi”, corriamo per far conoscere la SM e raccogliere fondi per l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM)”.

Merilù è avvocato civilista e, da quando corre, è anche esperta di diritto dello sport. Anche qui, come ci si aspetta dopo averla conosciuta, ha portato avanti, e vinto, altre battaglie. In particolare, nel 2018 ottiene il riconoscimento per chi ha la SM della categoria paralimpica T38, divenendo lei stessa campionessa italiana nei 1500 e negli 800 m (stabilendo anche un record italiano) ai campionati nazionali paralimpici di Nembro (Bergamo). E’ sempre lei nel 2020 la campionessa italiana nella mezza maratona nei campionati disputati a Barletta. Nel 2021 conquista di nuovo il titolo nei 400 e negli 800 m ai campionati di Concesio (Brescia). Di recente, nell’aprile scorso conquista ben tre titoli ai campionati italiani assoluti paralimpici di Ancona: nel getto del peso, nei 200 e 400 m. Alla recente Milano Marathon corre la staffetta solidale per AISM Milano, passando il testimone a un neurologo conosciuto sui social che si occupa di SM, legato all’AISM Milano, che lei stessa ha convinto a partecipare (in pratica, il contrario di ciò che in genere accade: non il medico che esorta il paziente a fare attività fisica, ma l’opposto).

E non finisce qui. Merilù ha scritto un libro, “Sua Maestà - Correre al di là della sclerosi multipla” (Marco Serra Tarantola Editore) – trasformando con ironia l’acronimo della malattia (Sua Maestà: SM), impresso per di più con un tatuaggio sulla gamba - mentre è ai nastri di partenza un docufilm, che racconta, attraverso varie testimonianze, la sua storia. Oltre all’idea in fase di progettazione di percorrere la via di San Francesco, dopo la camminata nel 2020 per 300 km lungo la via Francigena e dopo l’ “Insuperabile Staffetta dell’inclusione” del 2021. Intanto, Asics, sponsor ufficiale della Milano Marathon, l’ha notata e l’ha fatta entrare nella sua community: prima atleta con SM ad essere Front Runner tra i corridori legati al brand. Insomma, bisogna proprio correre per starle dietro.

 Per conoscere meglio Maria Luisa Garatti visita il suo sito

 

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  • Data di pubblicazione 16 maggio 2022
  • Ultimo aggiornamento 16 maggio 2022