NEWS

Design for all: il parco deve essere di tutti

placeholder image

di Daniela De Vecchis

I parchi cittadini sono davvero accessibili ad ogni persona? Da questa domanda ha preso spunto il webinar organizzato recentemente dall’Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare (APMARR), il primo di un ciclo di incontri online dedicati, inoltre, allo sport inclusivo e alla domotica.

“La disabilità non è una condizione insita alla persona – ha dichiarato Valia Galdi, architetto del Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell'Accessibilità (CERPA) Italia - ma è una condizione ambientale che dipende dal rapporto tra gli spazi e la persona”. Da questa certezza nasce il concetto di Universal Design, messo in pratica già da tempo in vari luoghi all’aperto negli Stati Uniti. “L’Universal Design è il frutto di ricerche americane compiute negli anni Ottanta finalizzate a trovare soluzioni innovative, personalizzate, comprensive in uno stesso spazio di più modalità. In altre parole, il concetto che ne sta alla base è che chiunque deve poter stare in un luogo, un parco in questo caso, senza essere stigmatizzato per le sue esigenze. Al contrario: è la progettazione che si deve adattare alla persona, che deve dare una risposta a ciascuno, considerando il più possibile le variabilità della condizione umana. Deve essere una progettazione lungimirante che guarda all’utenza ampliata in tutto l’arco della vita: da quando si è bambini a quando si diventa anziani e, naturalmente, a tutte le persone che hanno una fragilità”.

In tale ottica, si inserisce il progetto “SiPuò – pratiche di accessibilità”, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, attraverso un partenariato di tre associazioni (APMARR, AST – Associazione Sclerosi Tuberosa e UILDM – Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare sezione di Mazara del Vallo) che mira a sviluppare e diffondere un modello innovativo di accessibilità e inclusività del turismo e del tempo libero, anche attraverso la formazione del personale del comparto turistico, che consenta a persone con disabilità, e a loro familiari, di accedere a questi settori come tutti gli altri.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Lucia Lancerin, architetto del CERPA, titolare di Laboratorio Città, studio specializzato nei settori della progettazione partecipata e accessibile. “La parola chiave è adattabilità che va considerata in una doppia direzione: da una parte è l’ambiente che va adattato alla persona e dunque occorre eliminare ogni barriera possibile, dall’altra è la persona che, tramite l’adozione e la personalizzazione di ausili, si adatta all’ambiente. Nell’ottica di garantire a tutti la fruibilità della natura, perché è proprio questa fruibilità, come affermato nella Dichiarazione di Norcia, che assicura lo sviluppo della personalità e una migliore qualità della vita”.

All’interno dei parchi cittadini, spesso, si trovano parchi giochi per bambini. L’aspetto ludico, molto importante per la sua funzione educativa, è infatti un diritto sancito dalla Convenzione ONU per i diritti dell’infanzia. “Un parco giochi accessibile è un parco che consente a tutti i piccoli di giocare insieme – va avanti l’esperta -, di essere non spettatori passivi ma protagonisti del gioco con quello che viene denominato il “diritto al proprio bernoccolo”. Deve essere uno spazio bello e progettato per l’integrazione con grande attenzione non solo ai giochi ma alla pavimentazione per raggiungerli e muoversi liberamente. Si segnala la pericolosità delle altalene per carrozzine che, di fatto, creano situazione di “separazione” e non di integrazione. I giochi dovranno essere sicuri, colorati e raggiungibili facilmente dagli educatori (attenzione agli scivoli nei tuboni dove possono sorgere situazioni di panico) ma anche divertenti e “sfidanti”, mai banali e piatti”. 

Ma i parchi cittadini sono anche di più: sono occasione preziosa per abbattere pregiudizi e creare cittadinanza attiva. “Il progetto di un parco di qualità dovrebbe essere accompagnato da un percorso di partecipazione, coinvolgendo i possibili utenti (bambini, ragazzi, educatori, famiglie che poi lo utilizzeranno o che abitano in prossimità) e non calato dall’alto o delegato alle ditte produttrici di giochi, spesso per fretta di concludere un investimento o per la sottovalutazione dell’importanza sociale che i parchi rivestono”. D’altra parte, “i percorsi partecipativi di progettazione richiedono solitamente un tempo contenuto (in media da tre mesi a un anno), fanno emergere scelte progettuali innovative, creano sinergie molto proficue per ottimizzarne l’utilizzo (animazione, creazione di eventi da parte di soggetti partecipanti) e possono essere utili nelle opere di semplice manutenzione tramite convenzioni tra l’ente e le associazioni”.

Insomma, un webinar in cui non sono mancati gli spunti. “Abbiamo organizzato questi incontri, sui parchi accessibili come sullo sport inclusivo e sulla domotica – dichiara Antonella Celano, presidente di APMARR – per poter informare non solo gli esperti del settore e le persone che si impegnano in tali ambiti, ma anche le stesse persone con disabilità che hanno così potuto acquisire maggiori informazioni e maggiore consapevolezza di cosa è possibile fare. Il parco ad esempio non è pensato immediatamente come qualcosa di accessibile, eppure può diventarlo col progetto “Si può”. Analogamente la domotica, i cui costi, tuttavia, non sono ancora accessibili, è un valido aiuto nella gestione del quotidiano, grazie alla tecnologia che può, ad esempio, accendere una luce al passaggio della persona o alzare e abbassare un piano cottura in base alle proprie esigenze. E permettere così una vita autonoma”.

Per approfondire:

Parchi per tutti

Il verde è di tutti

Bassano accessibile, parchi gioco per tutti

 

  • Data di pubblicazione 3 ottobre 2022
  • Ultimo aggiornamento 3 ottobre 2022